[ nota di Massimo Florio ]

Nella riflessione degli economisti politici il tema dell’occupazione non andrebbe considerato come argomento specialistico, ma come uno degli aspetti centrali della riflessione sulle caratteristiche dello sviluppo.
Qui Fuà ha attratto l’attenzione sulla esistenza di mercati del lavoro dualistici, con un settore formale che gode di determinate tutele legali e sindacali, e un settore informale, talvolta persino illegale che opera su una scala non marginale. I due settori sono tuttavia interconnessi direttamente e indirettamente, e in Italia la questione di un soddisfacente equilibrio resta largamente irrisolta.
Il rilancio dell’indagine empirica non solo sugli effetti della legislazione del lavoro, ma più in generale sulla compresenza di modelli organizzativi, come la grande impresa e le istituzioni pubbliche, dove il lavoro è disciplinato da norme formali, e le piccole imprese (non solo manifatturiere, ma crescentemente nei servizi) dove si osserva una miscela di ricorso a legislazione alternativa, e di norme informali (ad esempio basate su legami familiari, o persino su circuiti di clandestinità) appare centrale nella riflessione sullo sviluppo.
Sotto questo profilo occorre tornare a considerare la interazione sulla dimensione macroeconomica di fenomeni quali l’occupazione, il tasso di partecipazione (femminile, giovanile, ecc) e la dimensione microeconomica. La connessione del tema dell’occupazione con gli aspetti demografici e con la più ampia tematica dei modelli di sviluppo appare molto forte.


Riferimenti bibliografici

– Capitolo 7 (“The French Economy: Basic Problems of Occupational Structure and Regional Balance”), del volume U.N., Economic Survey of Europe in 1954, Ginevra (non firmato), 1955.
– Occupazione e capacità produttive: la realtà italiana, Bologna, Il Mulino, pagg. 123, 1976.
– “Piccole imprese e formazione imprenditoriale”, nel volume Piccola impresa aree depresse e mercato del lavoro, curato da R. Cafferata e G.C. Romagnoli, Milano, Angeli, pp. 297-300, 1990.