[ nota di Massimo Florio]
Gli economisti classici davano una enorme importanza ai problemi demografici. Per uno scienziato sociale lo studio delle tendenze della natalità, della speranza di vita alla nascita, della mortalità, della immigrazione e della emigrazione dovrebbero occupare una posizione di assoluto rilievo. È difficile sottovalutare oggi l’importanza di questi temi, che tuttavia non sempre vengono visti come essenziali nella formazione degli economisti politici.
Per quanto le specializzazioni disciplinari abbiano condotto la demografia ad essere considerata un campo non strettamente connesso all’economia politica (al punto che molti studenti oggi seguono curricula in cui neppure i concetti base vengono loro insegnati), pochi argomenti avranno per il futuro altrettanta importanza di quello delle tendenze all’invecchiamento della popolazione, ad esempio, sia in economie progredite come l’Italia ma persino in economie emergenti come la Cina.
La transizione demografica da società in cui l’allungamento della speranza di vita era controbilanciato da una elevata natalità, hanno cruciali implicazioni per una varietà di argomenti che vanno dai mercati assicurativi, al risparmio e la previdenza pubblica, ai sistemi sanitari, fino a questioni di funzionamento del mercato del lavoro, e quindi direttamente e indirettamente dei mercati dei beni e servizi. Fuà era convinto – da un lato – che il declino del tasso di natalità non fosse un fenomeno irreversibile, quanto piuttosto il risultato di fenomeni sociali e culturali specifici, dall’altro che la mobilità delle persone nel territorio e quindi i problemi di una società multi-etnica e multi-culturale, dovessero essere affrontati per tempo. Egli pensava, in particolare per l’Italia, che un sistema di chiusura ai flussi migratori, un ritorno alle “torri di avvistamento dai saraceni”, fosse miope. E che, d’altronde, una politica che puntasse esclusivamente su colmare il vuoto demografico con il ricorso a forze di lavoro immigrate non fosse privo di rischi.
La riconsiderazione di questi temi, con gli strumenti della analisi empirica, appare oggi particolarmente urgente, soprattutto in una paese che in un decennio ha visto esplodere il fenomeno della immigrazione, un netto calo demografico, e un notevole invecchiamento della popolazione.
Riferimenti bibliografici
– Population et bien-être (La conception économique de l’optimum du peuplement), Lausanne, La Concorde, 1940.
– La valutazione monetaria della vita umana (Discussione del problema generale con una applicazione concreta all’assicurazione-vita), “Statistica”, pp. 198-290, 1945-1946.
– Introduzione al volume Conseguenze economiche dell’evoluzione demografica, curato da G. Fuà, Bologna, Il Mulino, pp. 7-50, 1986.
– Industrializzazione senza fratture, Bologna, Il Mulino (in collaborazione con C. Zacchia), 1980.
– Progetto finalizzato “Struttura ed evoluzione dell’economia italiana”: Studio di fattibilità, Roma, Consiglio Nazionale delle Ricerche (3 volumi), 1980.